LA MORTE IN ESILIO DELL’EX DITTATORE UGANDESE IDI AMIN DADA
RICHIAMA UNA RIFLESSIONE SUI TANTI ORRORI E CONFLITTI
CHE HANNO ATTRAVERSATO L’AFRICA DAGLI ANNI ’60 AD OGGI
È morto ieri in un ospedale di Gedda, in Arabia Saudita, Idi Amin Dada, ex dittatore ugandese fra il 1971 ed il 1979 e protagonista di uno dei più feroci e sanguinari regimi della storia africana. Nei suoi 8 anni di governo, Amin impose al Paese la legge del terrore, uccidendo – secondo le organizzazioni per i diritti umani – circa 400 mila oppositori. A Domenico Quirico, esperto di questioni africane del quotidiano “La Stampa”, Andrea Sarubbi ha chiesto di tracciare un ritratto dell’ex dittatore:
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R. – Il conto delle vittime di Amin Dada è molto complicato. Certamente Amin è stato un dittatore, spietato feroce, sanguinario. E’ stata anche l’espressione di tutti gli orrori che hanno attraversato l’Africa dal ’60 ad oggi. E’ stato un prodotto del colonialismo e la proiezione tra le più feroci del post-colonialismo. Sono stati gli inglesi che gli hanno insegnato i metodi della guerra sporca – aveva combattuto nella repressione della rivolta dei Mau-Mau in Kenya – e poi è diventato l’espressione di una classe dirigente africana, dell’Africa diventata indipendente. Certamente non è stato un caso isolato, anzi è stato uno dei tanti dirigenti africani che hanno assassinato l’Africa in questi ultimi 40 anni.
D. – Un prodotto del colonialismo diceva lei, anche perché senza l’appoggio della Gran Bretagna non sarebbe riuscito a fare il colpo di stato nel 1971…
R. – Assolutamente si, se non ci fosse stato l’appoggio della Gran Bretagna e l’appoggio di Israele, Idi Amin non sarebbe mai diventato capo dell’Uganda, Gli inglesi e gli israeliani non si fidavano di Obote, che era il presidente dell’indipendenza e un personaggio anche lui assai poco democratico, molto discutibile e molto discusso e favorirono il colpo di Stato di Amin, pensando che tutto sommato quel ex-sergente e semianalfabeta potesse essere manovrato molto più facilmente di Obote. Sbagliarono completamente i loro calcoli perché sappiamo che Idi Amin era dotato di una sua – come dire – furbizia politica stranamente sofisticata, assai più sofisticata di quanto immaginassero i suoi ‘burattinai’! Cacciò gli israeliani e si appoggiò agli arabi, costrinse gli inglesi a portarlo su una portantina per pareggiare i conti dell’umiliazione coloniale, ecc.ecc.
D. – Ma non fu soltanto Israele ad avere problemi con lui. Penso a diversi Stati africani, per esempio il Sud Africa: voleva attaccare il Sud Africa per combattere – diceva – l’apartheid ...
R. – Sì. Fece anche un tentativo peraltro abbastanza patetico di invasione della Tanzania, ossessionato da questa necessità dello sbocco al mare ... Ecco, forse il rischio che c’è stato con Idi Amin è stato quello di etichettarlo nella categoria dei personaggi pittoreschi oppure di un pittoresco molto sanguinario e molto ‘noir’. In realtà, politicamente è stato un personaggio assai più sofisticato di quanto possa apparire nell’aneddotica spesso – devo dire – anche abbastanza falsa che lo circonda. Idi Amin aveva capito una cosa fondamentale: che in quegli anni, presentarsi come ‘terzomondista’, come filo-sovietico, filo-arabo, anti-israeliano eccetera, rendeva politicamente. Effettivamente, ha reso politicamente a Idi Amin. C’è stato un periodo in cui questo personaggio che massacrava migliaia di persone era considerato un eroe africano: veniva ricevuto con tutti gli onori nelle varie capitali dell’Africa, partecipava ai congressi dell’Organizzazione per l’unità africana, era considerato praticamente un personaggio importante ed autorevole. E questo dovrebbe fare molto riflettere!
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